Questo mito rimanda ad un’immagine ideale che – strutturata su false premesse – diventa reale.
Il nome di questo fenomeno trae origine dal mito ovidiano di Pigmalione, un re di creta, grande scultore che, dopo aver scolpito e perfezionato la statua di una donna bellissima se ne innamorò arrivando a disperarsi perché lei, inanimata, rimaneva muta dinnanzi alle sue profferte. Afrodite, la dea dell’amore, si commosse al punto di dare vita alla statua, che successivamente divenne la sposa di Pigmalione.
Incontriamo questo mito anche ai giorni nostri: come Pigmalione si innamorò perdutamente della sua opera, Galatea, uomini e donne possono idealizzare il proprio partner al punto di innamorarsi di aspetti che in realtà questi non possiedono, ma che sono stati proiettati inconsciamente per far corrispondere la fantasia alla realtà. E’ una forma profonda di autosuggestione capace di distorcere la realtà impedendo, al Pigmalione di oggi, di cogliere difetti nella persona amata (o di minimizzarli) ed esaltandone i pregi. Questo tipo di idealizzazione del partner è molto resistente ed è causa di grande disperazione in caso di rottura della relazione.
“Effetto Pigmalione”.
L’effetto Pigmalione si può declinare anche nelle relazioni affettive, quando si tenta di cambiare il proprio partner: come lo scultore modellava continuamente la statua per migliorarla, così la persona affetta da sindrome di Pigmalione non riesce ad apprezzare il proprio compagno per quello che è ma per quello che diventerà.
In tal senso si parla anche di amore progettuale, in quanto è insita nel rapporto la volontà di attuare delle modifiche per trasformare l’altro. Esse possono investire l’area delle amicizie, degli interessi, il modo di vestire o di parlare.
Un famoso esperimento sulla profezia che si autoavvera è quello di Robert Rosenthal (1974) anche noto come “effetto Pigmalione”. Egli propose a delle maestre di una scuola elementare di effettuare una serie di test preliminari all’inizio dell’anno scolastico agli studenti del primo anno. Consegnò quindi loro dei falsi risultati in cui assegnò causalmente metà studenti al gruppo X e metà al gruppo Y. Alle insegnanti fu detto che i bambini del primo gruppo erano più intelligenti e più diligenti nello studio, favorendo l’insorgere di specifiche aspettative nei loro confronti. Alla conclusione dell’anno scolastico le votazioni del gruppo X furono effettivamente migliori. Rosenthal concluse che le aspettative degli insegnanti si riflettevano in un diverso atteggiamento che favorì l’avverarsi della profezia.