E’ da rilevare che sempre più persone richiedono un trattamento psicoterapeutico per problemi di alimentazione, iperfagia, anoressia, bulimia.
Quasi tutti i disturbi dell’alimentazione sono caratterizzati dalla compulsività, ovvero dall’incapacità di gestire gli impulsi che spingono a mangiare senza riuscire a controllarsi.
Da qualche tempo si stanno diffondendo dei centri chiamati “Overeaters Anonymous”, che forniscono un supporto a tutte le persone che soffrono di questi disturbi, attraverso la somministrazione di programmi di comportamento alimentare, sul modello degli “alcolisti anonimi”. Iniziativa di tutto rispetto, ma a mio parere non confrontabile, in termini di efficacia, con l’approccio psicoterapeutico, in quanto l’assegnazione di protocolli collettivi presuppone di stabilire un rapporto con il problema alimentare senza l’individuazione delle motivazioni individuali, che possono essere tante quanto i pazienti che ne soffrono.
E’ invece necessario studiare le dinamiche che sottostanno il disturbo perchè applicando a tutti lo stesso metodo si rischia di creare dipendenza nei confronti del programma di alimentazione, cioè da un mero e generico “protocollo”. L’approccio ipnoterapeutico si propone di costruire un percorso durante il quale è fondamentale l’interpretazione delle dinamiche che spingono il paziente ad alimentarsi in modo nevrotico, senza intervenire direttamente sulla qualità e sulle quantità del cibo assunto, anche perché quello è compito del dietologo, creando poi le condizioni psichiche adatte a fargli assumere le responsabilità del comportamento da correggere.
Quando l’alimentazione diventa un comportamento compulsivo non serve a nulla adottare programmi basati su alimenti ipocalorici, integratori presi ad orari fissi, farmaci mirabolanti o estratti di erbe che, oltre che costosi, hanno un’azione molto limitata. Una persona affetta da bulimia può seguire rigidamente un programma per tutto il giorno e poi vanificare tutti i sacrifici e le rinunce con una sola, devastante “abbuffata”.
L’approccio ipnoterapeutico agisce sulle risorse inconsce del paziente per orientarlo su scelte alternative, senza imporre il “cambiamento”, ma creando l’ambiente psichico opportuno ad assumersi la responsabilità del rapporto con il cibo senza doversi privare del piacere di mangiare, ma scindendo il comportamento alimentare dalla componente emozionale e affettiva, rompendo gli schemi e liberandolo quindi dal condizionamento inconscio, quello che determina la “compulsività”.
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