I pazienti con disturbi da stress sono sicuramente quelli che piu’ frequentemente chiedono il trattamento IPNOTERAPEUTICO, in modo particolare quelli che lamentano il disturbo che viene generato da un prolungato stato di stress, ovvero l’ATTACCO DI PANICO.
Senza dilungarmi sull’eziologia e i sintomi dell’attacco di panico, che sarà oggetto di un prossimo articolo, desidero soffermarmi sulle modalità del trattamento ipnotico.
Il paziente stressato è quasi sempre portatore di uno stato ansioso, derivante soprattutto dalle frustrazioni causate dalla difficoltà di affrontare la vita di tutti i giorni, il lavoro, le relazioni familiari e sociali, e tutti i problemi da risolvere con poche risorse a cui attingere.
Dopo l’anamnesi, ovvero la descrizione dei sintomi e delle caratteristiche del paziente, mi concentro sul suo modello comunicativo, osservandone il comportamento verbale e non verbale, per trarne gli elementi che ne evidenziano la sua “unicità” , per poi costruire il mio intervento, che sarà assolutamente tarato e adattato alla sua personalità.
Normalmente non inizio subito il trattamento ipnotico, poiché sia la fase di induzione che quella di utilizzazione della trance ipnotica vengono costruite sul comportamento del paziente, proprio come fa il sarto quando deve confezionare un abito su misura. E’ vero che possiamo trovare un vestito della nostra taglia anche nel negozio di abbigliamento, ma il lavoro del sarto si basa sull’unicità del nostro fisico, tenendo conto anche delle nostre piccole imperfezioni, così il vestito sarà “aplomb”.
E’ anche capitato di dover effettuare un intervento ipnotico immediato, subito dopo aver raccolto le minime informazioni del caso, ma è accaduto raramente, quando è stato accompagnato nel mio studio un paziente in stato di stress acuto o di grave prostrazione, situazione che richiedeva una veloce azione di contenimento.
La prima fase del trattamento ipnotico mira alla individuazione del modello nevrotico del paziente, ovvero a tutte le manifestazioni sintomatiche del disturbo lamentato. I sintomi sono considerati come l’espressione manifesta di un disagio che spesso non è immediatamente collegabile, ovvero lo è solo in modo indiretto, alla possibile causa denunciata dal paziente. Molto spesso un sintomo nevrotico è solo una strategia operata dalla mente per gestire un conflitto, per cui non mi aspetto mai di interpretare un sintomo sulle indicazioni del paziente. Dal linguaggio posso solo aspettarmi di intravedere la punta dell’iceberg, ma è l’osservazione delle dinamiche non verbali e del linguaggio del corpo che mi fornisce le informazioni contenute nella massa sommersa, ovvero la parte meno visibile e piu’ articolata.
– Molto spesso i sintomi di un disturbo da stress sono anche la causa della cronicizzazione dello stress stesso, poiché il paziente, nel tentativo di eliminarli mette in atto delle soluzioni che, anziché ridurli, paradossalmente li cristallizzano generando patologie strutturate, che a loro volta alimentano gli stati di stress, creando quindi una circolarità che poi risulta complicata da rimuovere. In questo caso si può parlare di SOLUZIONI AL PROBLEMA CHE DIVENTANO IL PROBLEMA PRIMARIO.-
La seconda fase del trattamento ipnotico mira ad ottenere lo sviluppo della trance nel paziente, attraverso il depotenziamento della coscienza, per focalizzare l’attenzione sulle risorse inconsce, le uniche che possono determinare il “cambiamento” terapeutico. Le manovre induttive alla trance effettuate dall’ipnoterapeuta costituiscono quello che comunemente chiamiamo “processo di ipnotizzazione”.
Esistono molte tecniche e approcci strategici per attivare uno stato ipnotico in un paziente: personalmente inizio con un test di induzione veloce, inviando una serie di “atti comunicativi” non verbali, che aggirano le difese coscienti per testare la risposta emozionale del paziente e valutare quale tipo di approccio induttivo sia piu’ adatto per lui. Successivamente procedo a costruire un intervento ipnotico “personalizzato” alla specificità del paziente per condurlo allo stato di trance.
E’ evidente che questo tipo di approccio, considera il paziente con il suo comportamento, la “variabile indipendente” del rapporto psicoterapeutico e l’ipnoterapeuta come la “variabile dipendente”. Da qui si evince chiaramente che non applico “protocolli” pre-strutturati, ma cerco sempre di raggiungere il paziente nel suo mondo, modificando e correggendo continuamente il mio approccio per evitare di incappare nelle “resistenze” che renderebbero difficoltoso il mio compito di realizzare i cambiamenti in senso terapeutico. Tutto il resto è “pratica quotidiana”.
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